Lavorare con gli adolescenti prevede una visione binoculare. Uno sguardo su di loro e anche uno sguardo sui genitori. Se i genitori non evolvono anche i figli fanno fatica a crescere.
In certe situazioni cliniche (in particolare per la preadolescenza e la prima adolescenza) ho constatato come sia efficace e prezioso che i genitori abbiano un loro spazio terapeutico con un collega, parallelo a quello del figlio. Così da poter fare un fruttuoso lavoro congiunto.
In certi casi in particolare questo è fondamentale. Nei percorsi di adolescenti
impantanati e invischiati nella dipendenza dalla famiglia, i genitori inconsciamente, e talora non solo inconsciamente, sono stati e sono collusivi rispetto a questa condizione dei loro figli. Come un ragazzo può transitare verso l’età adulta facendo il lutto dell’immagine di sé infantile e delle immagini idealizzate dei genitori se i genitori non si muovono a livello intrapsichico con lui? Come una danza che si balla in due, ognuno dovrebbe fare il suo passo in armonia con quello dell’altro.
I genitori devono trovare una giusta distanza, sintonizzandosi verso i bisogni del figlio che, in questa età più che mai, sono in divenire. Devono offrire una protezione flessibile, cioè fornire un sostegno verso la crescita supportandoli nelle loro difficoltà e fatiche.
Sostenerli autenticamente, mettendosi in una posizione di distanza ottimale, postura mentale non facile rispetto alla fase tumultuosa e complessa dell’adolescenza che implica accelerazioni in avanti e movimenti regressivi.
I genitori, come i figli adolescenti, vivono una fase di rimaneggiamento interno, sul piano narcisistico. Hanno anche loro da compiere un doloroso lutto rispetto a un figlio non più bambino e insieme il lutto di un’immagine di sè che contempli un genitore accudente da cui il figlio piccolo e bisognoso dipende. Con un figlio adolescente avviene, se tutto procede sufficientemente bene, una speculare separazione individuazione, anche del genitore. Che deve lasciar andare un’immagine di sé, che garantiva una pienezza narcisistica, di un genitore che, con la sua attitudine di cura, era il centro dell’investimento del figlio.
Certi genitori sono sollevati di poter riprendersi un po’ di spazi e tempi in autonomia dal figlio e reinvestono sul lavoro, sulla coppia, su passioni, amicizie, altri genitori invece sono molto in difficoltà e restano incagliati nella cura e talora nel controllo o nella sollecitudine ansiosa che non giova alla crescita psichica del figlio.
Aiutare un adolescente a transitare verso la vita adulta in certi casi richiede un aiuto al/ai genitori a transitare verso una nuova fase della sua/loro vita, di ripresa in mano di se al di là del figlio.
Una volta dissi a una mamma molto in difficoltà per ansia e senso di perdita verso il figlio adolescente: “lei non è solo una madre, ma è una donna, una persona, un esser umano”. Mi guardò un po’ incredula…e si commosse.. e mi disse che doveva anche lei fare un passaggio.
Ritrovare nuovi confini è compito dell’adolescente ma anche dei genitori. Siamo tutti in divenire, la sfida è vivere ogni fase con capacità creativa, senso di scoperta, e fiducia verso un futuro nuovo. Questo vale ad ogni età.