Paolo Freire, brasiliano, uno dei più importanti teorici della pedagogia a livello mondiale, si chiede come può una donna o un uomo arrivare a convincersi di avere diritto e il dovere di cambiare il mondo? E come educare i giovani affinché non crescano piccoli tiranni o, al contrario, vittime passive della società in cui si trovano a vivere? Attraverso l’indignazione, che non è violenza, né rabbia che si esaurisce in sé stessa, bensì un atto politico, il cui l’insofferenza per le crudeltà del presente non è che l’altra faccia dell’amore per la possibilità di un futuro migliore. In una prospettiva eminentemente pedagogica, ci ricorda che siamo soggetti e non oggetti della Storia: perché la constatazione dell’ingiustizia, dell’oppressione e della discriminazione non si traduca in rassegnazione ma diventi progetto di una realtà diversa. Se la nostra presenza nelMondo non è neutra e passiva, dobbiamo farci carico con spirito critico e etico della natura politica della nostra presenza: non esistiamo per adattarci al mondo ma per trasformarlo. Dobbiamo affermarci come esseri trasformatori, comprendendo che il nostro stare al mondo non si esaurisce nell’adattarci ad esso. E’ proprio perché possiamo trasformare il mondo che stiamo Con il mondo e Con gli altri. 
Vivendo la Storia come possibilità, assumendosi con senso critico la capacità di giudicare scegliere decidere rompere, donne e uomini ETICIZZANO il mondo.
Freire parla di educazione o formazione e mai di mero addestramento. E ci stimola verso una pratica educativa radicale che stimola i giovani verso la capacità di intervenire nel mondo, convinto che i fatti sociali storici economici non vanno in un dato modo perché così dovevano andare e che non sono immuni dalla nostra azione. Gli esseri umani non sono spettatori ma attori della Storia, che possono migliorare il mondo rendendolo meno ingiusto all’interno di una visione della Storia come possibilità e non come determinazione.
Un’educazione progressista, in casa e a scuola, rivolta alla bellezza della presenza umana nel mondo, alla giustizia, al rispetto della differenza, impegnata del sogno della solidarietà, verso l’apertura al diverso, e al dubbio. 
Il regalo da lasciare ai giovani è aiutarli a immaginare un mondo meno brutto e ingiusto. Immaginare e sognare un mondo diverso da quello che già esiste, un mondo che ancora non c’è e al quale dobbiamo dare forma.
“Il sogno di un mondo migliore nasce dalle viscere del suo contrario”.