I SUOI ROMANZI PARLANO DI LEI E DI TUTTI NOI

Recentemente con grande emozione ho intervistato Donatella Di Pietrantonio, autrice del capolavoro “l’Arminuta” che ha vinto il premio Campiello nel 2017.

L’intervista è pubblicata sul nuovo numero di Comunicare, la rivista semestrale della Fondazione Benedetta d’Intino che uscirà fra qualche giorno.

L’intervista, che si inserisce in un ciclo grazie al quale ho potuto dialogare con Dacia Maraini, Vittorio Lingiardi e Tatiana Bucci, nasce dal fatto che l’impegno del Centro Benedetta d’Intino non è solo quello di trattare il disagio in età evolutiva ma anche diffondere consapevolezza e sensibilizzazione sui temi psicologici. Oltre la cura la cultura psicologica.

Si possono trattare temi esistenziali e psicologici fondamentali quali quelli tratteggiati nei romanzi della Di Pietrantonio, nella letteratura, nel cinema, nell’arte, nel teatro. Ogni forma espressiva aiuta a rappresentare e a dare senso alla complessità della vita e offre spunti di elaborazione e di riflessione. Temi universali sono quelli trattati nei romanzi della nota scrittrice. L’Arminuta è davvero un caso letterario che ha reso l’autrice famosa nel mondo. Le vicende che la scrittrice delunea, con la grande potenza della sua scrittura, da personali diventano universali. Nei suoi romanzi psicologia e letteratura si intrecciano mirabilmente.

La nostra conversazione si è snodata intorno a temi cari all’autrice (e anche a me) quali il trauma infantile, la carenza affettiva, l’abbandono, con particolare riferimento a quello che l’autrice definisce la sua ossessione, il suo demone. Cioè il rapporto madre figlia. Nell’Arminuta mirabilmente è tratteggiata la vicenda di una ragazzina orfana di due madri. La madre infatti, per la protagonista del romanzo, non è stata un luogo ma al contrario una sorta di non luogo. Come in tante vicende dei giovani pazienti che approdano nelle nostre stanze di lavoro che hanno alle spalle storie ferite e crepe famigliari per le quali il luogo-mondo fondante che è la madre non è stato purtroppo un terreno fecondo da cui poter fiorire ed emergere nella crescita psichica.

Nell’intervista la scrittrice si racconterà e ci porterà dentro la sua vicenda dolorosa di bambina. Un difficile rapporto con la madre è stato il nucleo radicale della sofferenza e anche della sua opera letteraria. Ci racconterà qual è il senso della scrittura, del lavoro psicologico che l’ha trasformata e dei suoi nuovi progetti!

Una notazione di pelle su cui avrei scommesso: ho incontrato una scrittrice, ma soprattutto una persona calda, generosa, con il desiderio autentico di raccontarsi e anche di regalare una fiducia nella trasformazione dei traumi e nella suturazione delle ferite.

Più avanti vi darò qualche assaggio della ricca intervista che mi ha rilasciato. Qui il link all’anteprima dell’intervista https://fondazione.benedettadintino.it/intervista-a…/

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